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Un’analisi sulla crisi industriale e sulle opportunità di rilancio per i territori.
La crisi industriale che ha colpito le Marche, e in particolare Fabriano, epicentro di storiche realtà produttive, offre spunti di riflessione sul futuro del lavoro e dell’impresa in Italia. Francesco Casoli, figura di rilievo e leader dell’azienda Elica, ha espresso in modo netto la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio economico e territoriale.
La crisi e le sue radici
Casoli sottolinea come il declino di grandi realtà produttive, come l’ex Whirlpool, ora di proprietà della turca Beko, rappresenti un campanello d’allarme per l’intero sistema. Il processo di vendita, sfruttamento e successivo abbandono delle aziende da parte delle multinazionali ha lasciato un’eredità pesante. Tuttavia, il focus, secondo Casoli, non dovrebbe essere solo sulle scelte delle multinazionali, ma anche sull’incapacità dei territori di restare competitivi e attrattivi. Fabriano, un tempo cuore pulsante della produzione di elettrodomestici, appare ora spenta e incapace di reagire.
La forza delle persone come valore aggiunto
Per Casoli, al centro del rilancio deve esserci la valorizzazione delle competenze. Dietro i successi passati di realtà come Indesit vi era un sistema fatto di persone qualificate: impiegati, dirigenti e operai che con il loro lavoro contribuivano alla forza dell’azienda. Tuttavia, oggi, la sfida è reinventarsi per vendere queste competenze e mantenerle al centro della ripresa.
Il ruolo del territorio e la necessità di attrattività
Un altro tema cruciale è l’attrattività dei territori. Casoli pone l’attenzione sul caso del gruppo Arçelik, proprietario di Beko, che ha chiuso il suo primo stabilimento in Polonia, dimostrando che il costo del lavoro non è l’unico fattore determinante. La perdita di competitività non è solo economica, ma legata anche alla mancanza di visione e slancio. Il territorio marchigiano deve ritrovare la voglia di competere e innovare.
Esempi di ripresa e visione per il futuro
Non mancano esempi positivi che indicano la strada da seguire. A Jesi, Casoli si è battuto per l’arrivo di Amazon, dimostrando come anche nelle Marche sia possibile attrarre grandi investitori. Allo stesso tempo, la bioedilizia promossa da Diego Mingarelli a Sassoferrato rappresenta un esempio di successo: vernici fonoassorbenti al sughero prodotte localmente sono ora richieste dai principali architetti internazionali. Questi casi dimostrano che, con una visione chiara, il rilancio è possibile.
Conclusioni: una nuova stagione per il lavoro e l’impresa
Casoli sostiene con forza che il lavoro non verrà ricreato da altri: è necessario uno sforzo collettivo per formare e supportare una nuova generazione di piccoli imprenditori, poiché il modello dei grandi colossi non è più replicabile. Solo unendo le forze e investendo su competenze, innovazione e attrattività territoriale sarà possibile vincere la sfida della globalizzazione.
Questo caso rappresenta un invito a ripensare il rapporto tra imprese e territori, a favore di un’economia più sostenibile e competitiva.