Share This Article
A cura di Maurizio Lombardi
Macerata città cantiere fa balzare alle cronache lo spirito lamentoso del maceratese medio, sempre in prima linea quando c’è da denigrare le novità di qualche manipolo di visionari, latitante quando, invece, c’è da combattere per difendere l’ex-Atene delle Marche da fughe eccellenti, dalla Cassa di Risparmio – mi piace ricordarla così – alla Lube e compagnia bella.I cantieri impolverano la città, le fanno assumere connotati da metropoli caotica, generano malumori e invettive nei confronti di chi la sottopone a questo folle calvario estivo.Eppure, la città di Padre Matteo Ricci, l’ultimo vero maceratese moderno, dovrebbe accogliere a braccia aperte questa polvere benefica sollevata dai lavori in corso, schivando idealmente divieti di transito, deviazioni e chiusure, compiacendosi per l’andirivieni di mezzi d’opera, spettacoli unici per i nostri over 75 anni, gioire del caos che scuote una città assopita e cupa nel rimuginare sul suo passato glorioso.I lavori al Centro Storico, il sottopasso di Via Roma, la corsia a Villa Potenza, la Sforzacosta-Macerata e la bretella che ci collegherà alla Valpotenza aggirando gli imbuti di Sant’Egidio e Sambucheto, fino al Casello dell’A14 ai piedi della Regina, il nuovo Ente Fiera, la Stazione e l’Ospedale.Infrastrutture che cambieranno il volto alla città, opere che rappresentano la più grande opportunità di crescita per Macerata degli ultimi 50 anni, strumenti per vincere le diseguaglianze territoriali, sociali ed economiche che ci pongono nelle retrovie rispetto ad altri Capoluoghi.La sfida è trovare il giusto equilibrio tra bene comune e diritti individuali, tra sviluppo e tutela della qualità della vita e bellezze del territorio.Cosa può fare chi amministra: tradurre il linguaggio tecnico di un’opera da “addetti ai lavori” a linguaggio di comunicazione alla portata dei cittadini.Far capire che dietro ogni cantiere c’è una sfida gigantesca per vincere la complessità di tutte le fasi: programmazione, progettazione, individuazione delle risorse, predisposizione di tutte le gare, dalla progettazione all’aggiudicazione dei lavori, fino alla realizzazione dell’opera.In ogni fase intervengono soggetti diversi e a livelli differenti, e spesso ciò che si è previsto all’inizio subisce modifiche progettuali, economiche via via che si procede con la realizzazione e spesso si deve fare i conti con gli aumenti dei prezzi dei materiali e le difficoltà che si riscontrano nei cantieri.Il saper fare le opere va di pari passo col saper comunicare i loro benefici nel medio-lungo periodo, perché non possiamo più permetterci di pensare un’opera oggi e vederla realizzata quando oramai è già vecchia.Le istituzioni e la politica devono mantenere elevato il livello di credibilità nei confronti dei cittadini attraverso una buona comunicazione del “fare”. E le infrastrutture sono la rappresentazione più evidente di questa credibilità, il banco di prova della comunicazione che spesso l’ubriacatura da PNRR ha fallito o messo in secondo piano.Disagi e sacrifici valgono un bel cantiere solo se c’è questa credibilità, accompagnata da una corretta comunicazione di ciò che si sta realizzando per il futuro delle nostre città.
Da Il Resto del Carlino del 18 Luglio 2024